When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Imagine Dragons, Demons
E' proprio lì, che i demoni si annidano. Intessuti nelle fibre ottiche dei grigiorossi, avviluppati nelle loro retine, connessi direttamente al sistema nervoso. I demoni: paura, angoscia. Paura di non farcela nemmeno stavolta, di bollare un'altra partita come occasione persa. Angoscia di incrementare ancora il distacco dal treno playoff, dilatare di un'altra tacca la distanza tra obiettivi di inizio stagione e cruda realtà.
Salite! Salite! Urla Rastelli, come il pilota in elisoccorso ad una squadra d'assalto americana bloccata dai VietCong. Ma quella pattuglia preferisce non rischiare il breve tratto allo scoperto fino all'elicottero, esposto ai proiettili nemici, a favore di una trincea che rischia di trasformarsi in tomba. Il ritratto del secondo tempo grigiorosso: il mister ci ha provato in tutti i modi, a spingere la squadra in avanti. Ma i demoni, le insicurezze accumulate, per poco non avevano la meglio. Cremonese arroccata altezza trequarti, ed il Livorno prende fiducia. Murilo sfila un destro capolavoro ad un palmo dal palo, Di Gennaro ci grazia su corner, Ravaglia ci salva su Raicevic.
Questa Cremo sta cambiando pelle, un pò come i serpenti. Mossa magari non così appariscente a livello tattico -troppo presto- ma netta sotto l'aspetto mentale. Per tutti i primi 45' la fase offensiva coinvolge davvero l'intera squadra. Dai difensori, cui è richiesto di salire per accorciare le distanze, ai terzini chiamati a convergere nei mezzi spazi, agli interni dai compiti asimmetrici: se Croce è nell'occhio di costruzione della manovra, Emmers è chiamato a buttarsi in area. In area, a colmare con Castrovilli il vuoto lasciato da Brighenti. Quasi falso nueve, il Capitano: missione recuperare fiducia in sinergia, a stretto contatto, con la squadra, tramite la manovra, il palleggio, lo scarico e l'uno-due. Poco importa se in area o fuori, al momento conta di più tornare ad avere parte attiva nel gioco, piuttosto che sentirsi un corpo estraneo ostaggio delle retrovie nemiche.
Minuto 32. Greco dalla bandierina, Terranova gioca di sponda ed il blocco in area distrae il Livorno: c'è Brighenti tutto solo. Uscita bassa, disperata, di Zima, il Capitano lo scherza sotto le gambe. La decide lui, sotto la Curva, la sua Sud che non lo ha mai abbandonato. Il giusto premio per una partita di sacrificio. Perchè non avrà la classe di Paulinho o l'istinto di Montalto, ma in questi anni nessuno quanto lui si è cucito a doppio filo il grigio e il rosso sulla pelle.
Tatticamente, la strada è tracciata. Qualità, palleggio, spinta. Fantasia: Perrulli -che tunnel su Rocca!- e Castrovilli a briglia sciolta, liberi di inventare, fuochi instabili di un 4-1-4-1 in fase offensiva, il solo Greco a legare i reparti. La mutazione, tattica e mentale, è solo al suo inizio, le paure della ripresa lo dimostrano. Meglio di così, però, un mister arrivato lunedì non poteva proprio fare.
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