L'ultimo saluto a Dave Lawrence

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Centinaia di presenti per l’ultimo saluto a Dave Lawrence. Centinaia di persone che, all’unanimità, di lui dicono: “Era una brava persona”. A seguire, anche considerazioni di dettaglio, come, ad esempio, chi riportava alla memoria le sue doti tecniche da giocatore; ma è stata la qualità della persona a prevalere nell’alveo in piena dei commenti all’indirizzo di Dave.

E’ stato un grande ritrovo di appassionati ed ex giocatori che hanno riportato alla mente quasi quarant’anni di attività sportiva; la sua Profili Braga quasi al completo, compreso Rod Griffin giunto da Forlì, l’altro componente della formidabile coppia americana della Profili Braga Cremona, versione 1988/89.

Dave giunse in Italia nel 1980, portatovi da coach Jim McGregor, che lo ebbe a definire il miglior americano mai approdato, fino ad allora, nel campionato italiano. Dopo essere stato scelto, al secondo giro, dai Portland Trail Blazers, militò nel campionato professionistico americano, per, poi, giungere a Trieste. Successivamente ci fu una parentesi nel campionato olandese; poi il ritorno in Italia, per un triennio alla Fermi Perugia, dove, insieme all’ala Stan Mahyew, andò a comporre una delle migliori coppie di giocatori americani del campionato; una coppia che non lasciò scampo neppure al Corona Spondilatte Cremona, sconfitta a domicilio anche grazie ad una prestazione da 25 punti e 15 rimbalzi di Dave.

A seguire, l’esperienza alla Pepper Mestre, in coppia americana del roccioso centro bianco Lingenfelter; all’interno della coppia d’area, Lingenfelter giocava duro e sporco, mentre alla fine tecnica di Dave venivano affidate le conclusioni. Un giocatore, divenuto anni dopo capitano della Vanoli, in quel periodo – 1986/7 – era giovanissimo appassionato della squadra mestrina, e portava nel diario la figurina di Dave, avendolo eletto suo giocatore preferito.

Nel frattempo, il Corona cambia denominazione: da Spondilatte a Profili Braga. Per la stagione 1988/89, dopo essersi assicurati le prestazioni di Rod Griffin, all’ultimo giorno utile di mercato, i fratelli Reggiani annunciarono l’ingaggio di Dave. E non fu un ripiego: 20 punti e 10 rimbalzi di media/partita, che contribuirono a raggiungere il primato solitario in classifica al termine del girone di andata. Attorno alla coppia americana Griffin-Lawrence, giostravano Giommi, Anchisi, Bigot, Gregorat, Castaldini, Brambilla, Marzinotto e Coccoli.

Dave si distinse per il magistrale uso del “giro e tiro” dai tre metri, e per l’ampio repertorio di movimenti sul piede perno, per mezzo dei quali trovava agevolmente la via dell’appoggio vellutato a canestro.

“Ehi, Dave, - gli si domandò in un’occasione, a proposito dell’appoggio vellutato – perché no schiacci mai?”. La sua risposta? “Io non schiaccio mai, ma faccio sempre due”.

Un appassionato cremonese di basket, ragazzino a fine anni ottanta, e oggi adulto, ricorda Dave così: “La passione più grande della mia vita nasce grazie a te che ti presenti alla mia scuola elementare e dopo avermi detto di essere della Louisiana segni in gancio da 7 metri in scioltezza! Ti sarò sempre grato”.

Dopo una stagione così brillante, la conferma risultava scontata. Tuttavia, da Porto San Giorgio si liberò il pari ruolo Wayne Sappleton, che portava in dote statistiche ancora migliori. Il Corona decise di cogliere l’opportunità, e Dave si trasferì in Svizzera, a Losanna, senza proferire polemica alcuna. La stagione di Sappleton risultò decisamente sotto le aspettative, certamente non all’altezza della precedente disputata a Cremona da Dave.

Dopo l’esperienza svizzera, Dave rientra a Cremona, dove mette radici, edificando casa e famiglia. Intraprende la carriera di allenatore, con risultati lusinghieri a Treviglio, squadra neo promossa in Serie A, con la quale arriva fino alla quinta posizione in graduatoria. Un risultato brillante che, comunque, non spalanca a Dave le porte di una carriera in linea con le sue doti.

Dalla Lousiana a Pieve d’Olmi, dunque, dove, naturalmente, non perde abitudini di vita prettamente americane. Come dimenticare i suoi barbecue? E non cucinati su uno degli innumerevoli apparecchi moderni proposti dalla grande distribuzione; l’apparecchio se lo era costruito in proprio, impiegando materiali di risulta, ma assemblati con grande competenza nell’ottica dell’ottenimento dei migliori risultati.

E come dimenticare l’occasione in cui ci mostrò la preparazione di un dolce realizzato mediante la liquefazione dei marshmallows da assemblare al riso soffiato? I commenti sarcastici riferiti alle americanate si sprecarono, ma nessun ne avanzò, anzi: “Dave, prendo nota del procedimento”…e ancora oggi lo prepariamo per i nostri bambini…

E, comunque, se  volevi provare una delle tipiche salse americane, Dave provvedeva. “La prossima volta che andrò a Vicenza (base militare USA) te la procuro”.

Ma Dave non era solamente salse americane; era anche orticoltore. Ma anche nel suo orto trovava spazio l’angolo “a stelle e strisce”, con la coltivazione di specie vegetali tipiche della sua zona.

E una raccomandazione: “Quando andrai negli Stati Uniti, non mancare di visitare il French Quarter di New Orleans!”.

Oggi, tra ricordi, fotografie e articoli di stampa che hanno riportato alla mente le esperienze del passato, per l’ultima volta ti abbiamo detto: “Ciao Dave, e grazie”.

 

 

 

 

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