Stavolta il Ciranone vostro, a differenza di altre volte e comunque col permesso dell’editore più comprensivo dell’emisfero boreale e parte di quello australe, ha deciso di lagnare sulla tenzone vanoliana non il giorno dopo ma quello dopo ancora, e cioè oggi 10 marzo dell’anno del Signore 2025.
La circostanza che tutte le altre, a parte Napoli ovviamente, invischiate con la Vanoli nel trambusto per non cambiare categoria fossero impegnate in tenzoni sulla carta potenzialmente “proibitive”, ha indotto il solito neurone di nord-ovest a mandarmi una cosa del genere: “spetta n’attimo che qui se va come deve andare la faccenda si fa interessante”.

Per cui la mia dolce Gigia ed io si è passato il pomeriggio domenicale sciroppandosi, una dietro l’altra, la “gara pranzo” di Sassari, indi quelle di Varese a Tortona, di Pistoia con Brescia e di Treviso a Milano. Unica non seguita “de visu” ma a spizzichi sul cellulare quella di Scafati a Trieste…
La carrellata era iniziata con la prima risolta sulla sirena da un capolavoro di Ennis, e mezza cacciata via da Sassari che ad una manciata di secondi dal “finis” era avanti di tre, e la seconda acchiappata da Tortona al supplementare dopo che Varese si era trovata avanti anche in doppia cifra.
A quel punto mi sarei detto: “può già bastare così…”; ed invece le altre sono andate via più o meno lisce come l’olio; solo qualche “patema” arrivato dal forum di Milano con Treviso avanti pure lei in doppia cifra ma con l’Olimpia che nell’ultimo quarto trova un Armoni Brooks in versione “Lebron James dei poveri” che toglie più di una castagna dal fuoco al sempre più “smarrito” (a me è parso così…) Ettore Messina…

Lì per lì l’idea del solito neurone di nord-ovest mi era parsa un po’ una ciofeca, ma invece alla fine della fiera non è stata per nulla malaccio perché, oltre al fatto che per una volta il fetentone ha avuto ragione da vendere, ha dato pure l’occasione di vedere come sono messe le altre concorrenti della Vanoli nelle quali metterei pure Treviso giunta alla terza sconfitta consecutiva che però, prima di venire a palazzo, ha due match point casalinghi filati con Sassari e Varese. Portando a casa la pagnotta in entrambi i casi, non sarebbe così peregrino pensare che potrebbe presentarsi con tre quarti di salvezza in saccoccia e quindi verosimilmente più “accomodante”.
Ma al di là di queste faccende che per la verità lasciano un po’ il tempo che trovano, c’è un particolare che è balzato su come una confortante sberla; vista all’opera tutta quanta l’allegra compagnia quella che è parsa più in palla sarebbe, ad oggi, proprio la Vanoli.

A volte quando si scrive ci si dà i tasti sulle dita; infatti ora mi toccherebbe giustificare siffatta perentoria affermazione. Ci provo.
La Vanoli, dopo la figuraccia del secondo tempo di Reggio Emilia che ha fatto dubitare più di uno, e tra questi ci si mette a piedi giunti pure il Ciranone vostro, sui suoi destini, ha invece infilato tre gare gagliarde ciccando, dei dodici quarti giocati, “solo” l’ultimo di Brescia e, in parte, il terzo di ieri. E guarda un po’ che stranezza, questa “rinascita” è coincisa con l’arrivo di Christian “tank” Burns.
Nella gara con Trapani è stato impiegato 10 minuti ma la sua presenza si è sentita anche in panca perché sembrava avesse l’argento vivo addosso, nella seconda è stato tenuto precauzionalmente a riposo, e nessuno mi leva dalle cervici l’idea che se ci fosse stato sarebbe potuta andare diversamente o, almeno, si sarebbe tenuto botta fino alla fine, e ieri ancora un minutaggio “scarso” (12 minuti) ma dal peso specifico pari a quello del platino perché quella bomba a 6 minuti e 3 secondi dalla sirena, riportando la Vanoli a meno uno, ha spianato la strada agli ultimi 360 secondi più belli visti a palazzo da un po’ di annetti a questa parte.

Non credo sia una coincidenza la circostanza che più di uno abbia decisamente cambiato marcia; non citerei e figl so piezz ‘e Corey Davis perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, e neppure Payton “pistol” Willis, sabato meno “pistol” del solito ma più sul pezzo in tante altre cose che fanno comunque legna, e Semaj “juggler” Christon che piano pianino sta iniziando a far vedere tutto il suo talento e la sua intelligenza tattica, ma mi concentrerei sulla rimanente pattuglia italiana che pare abbia parecchio beneficiato del suo arrivo.
Stefan “steel” Nikolic, Federico “golden boy” Zampini e Federico “never give up” Poser sono apparsi infatti trasformati; il primo per la verità è da mo’ che lo è, ma gli altri due nelle ultime tre gare hanno messo giù personalità, carattere e cazzimma a go’ go’. In particolare, secondo il Ciranone vostro, l’ultimo; la sua presenza là sotto fatta di sacrificio, dedizione e duelli all’ok corral con gente che gli rende almeno una decina di chili, oltre ad essere stata comunque preziosa, ha di fatto “liberato” Tariq "crazy horse" Owens con tutto quello che ciò comporta.

E quindi confermerei che quel “spetta n’attimo che qui se va come deve andare la faccenda si fa interessante” speditomi dal solito neurone di nord-ovest è stata una gran bella pensata.
L’unico problema rimaneva il titolo da dare alla lagna; e proprio nel tragitto lavoro/casa in modalità “pedibus calcantibus”, mentre cogitabondo pensavo come mettere giù l’imput del solito neurone di nord-ovest, mi è sovvenuta una canzone di Gianni Morandi proveniente letteralmente dall’altro secolo dal titolo “una domenica così” che probabilmente farebbe sbellicare dalle risate gli espertoni di musica moderna ma che comunque calza a pennello col senso di questa lagna.
Perché una domenica come quella di ieri ci ha rimandato non solo risultati favorevoli ma soprattutto la convinzione che la Vanoli questa salvezza se la può giocare fino in fondo. E quella canzone calza a pennello perché ad un certo punto fa: “una domenica così non la potrò dimenticar…”.
Il che è bello e istruttivo (cit.).
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