“Il Ciranone vostro invece sarà il solito ottimista ad oltranza, ma continua a ritenere che la Vanoli, per quello fatto vedere fino ad ora, sia superiore alla Fortitudo non solo come organizzazione di gioco e collettivo ma pure per la cazzimma…”
Ieri mattina, in un momento di rara lucidità, dal solito neurone di nord-ovest era arrivata, dopo il fischio finale e direttamente senza passare dal via, sta roba. Non ho fatto altro che trasferirla paro paro nelle ultime righe della lagna di ieri.
Non era frutto di emozioni, sensazioni o, peggio, vaneggiamenti, ma di un ragionamento del discorso che partiva non solo dalla gara di domenica ma pure da tutte le periglie che la Vanoli ha messo giù da settembre, nelle quali si è vista, con qualche normale intoppo, la progressione geometrica di un sistema di gioco basato sul quel fondamentale, o meglio, sul fondamentale che se imbrocchi non porti a casa la pagnotta solo in caso di improvvise inversioni del campo magnetico terrestre; la difesa.
Sta di fatto che qualche tiratina d’orecchi mi è arrivata da una percentuale considerevole dei miei 12 lettori; “sei il sempre il solito”, “ma come si fa a dire bene di una gara buttata via così”, “adesso in gara 4 hanno dalla loro l’entusiasmo e ci sfaltano”…
Ebbene, stasera, e mica in un parquet “bau bau micio micio” ma al PalaDozza, davanti ad almeno tremila (stiamo bassi va..) tifosi che parevano trentamila, la Vanoli, tutta, e per tutta intendo non solo i dieci sgangananti sul parquet ma pure tutta, ma proprio tutta, la panca, compresi Jalen “carro armato” Cannon e Trevor “the slinger” Lacey, e naturalmente coach Demis Cavina che di questa meraviglia di orologio secondo come precisione solo a quello di Greenwich è il vero e autentico artefice, non hanno battuto ciglio e lentamente ma inesorabilmente hanno sotterrato la Fortitudo sotto una spessa coltre di cemento.
Ad un certo punto del secondo tempo, ed in particolare nell’ultimo quarto, la Fortitudo faceva addirittura tenerezza; non sono riusciti neppure a mettere giù la tattica che il Ciranone vostro aveva paventato con la sua dolce Gigia all’inizio dell’ultimo quarto: “sta a vedere che adesso la mettono in cagnara; Aradori e soci, soprattutto il primo, in questo sono maestri…”. Ci sono illustri e famosi precedenti in merito come ben sa il popolo vanoliano.
Niente da fare; la Vanoli ha proseguito nella sua asfaltatura e si è fermata solo negli ultimi due giri di orologio quando ormai il lavoro era fatto e finito a puntino.
E quindi è finale. L’avversaria sarà una tra Forlì e Udine; quando e soprattutto chi tra le due non è ancora dato di sapere anche se stasera Forlì, che ha asfaltato Udine (83 a 58) portandosi sul 2 a 0 nella serie, pare la più seria candidata.
Il Ciranone vostro non si iscrive al club di quelli che già da stasera si diletteranno a dire chi è meglio tra le due, e per due motivi: primo, chi arriva alla finale play off di un campionato così lungo, complicato e dispendioso come quello di A2 non è di certo un gruppo di educande ma gente con discrete se non granitiche palle cubiche; secondo, chi arriva a questa finale di play off deve temere la Vanoli e non viceversa.
La Vanoli ha avuto alti e bassi in questa stagione, com’è normale che sia in un campionato così lungo, complicato e dispendioso come quello di A2, ma anche nelle sconfitte più pesanti (a dire la verità poche…così sui due piedi mi viene in mente solo quella di Piacenza) ha sempre mostrato una forza, un carattere, un’organizzazione, un cipiglio e unità di intenti superiori… questo è il suo “essere” di quest’anno.
Ora si è in finale.
Si è dove si voleva; adesso non resta che “essere”…
Il che è bello e istruttivo (cit.)
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