Fortitudo vos in brachio…

Serie A2
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Inizierei con una ovvia banalità: una semifinale play off a qualsiasi livello, dalla NBA al torneo rionale di Brisighella di sotto, è sempre, ovviamente facendo le debite proporzioni, la stessa maledettissima e trepidante cosa. Però stavolta c’è una circostanza curiosa che ha mandato in agitazione il solito neurone di nord-ovest, e cioè che quella che viene è con una squadra che ha lo stesso nome di quella appena abbattuta (Fortitudo).

Vero che una, quella di domani, ha un blasone certamente e decisamente più importante di quella della settimana scorsa, ma vero anche che pur sempre di “forza” trattasi, come ha ampiamente dimostrato la “prima” Fortitudo nelle tre gare della serie appena conclusa.

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Ciò però ha la logica conseguenza di evocare un’altra “forza” che ha a che fare con un famoso “brachio” la cui storia campeggia nello stemma di Cremona che si trova sotto la Loggia dei Militi, e siccome a caval donato non si guarda in bocca mi sa che tocca narrare per sommi capi la suddetta vicenda perché, anche se si suppone conosciuta da parecchi dei miei dodici lettori, serve per proseguire poi col ragionamento del discorso.

Dunque; Giovanni Baldesio, trentatreenne gonfaloniere maggiore di Cremona, meglio noto ai posteri come “Zanén de la Bàla”, nell’anno 1085 fece l’uovo fuori dal cavagno e sconfisse in duello niente po’ po’ di meno che Enrico III, figlio dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV di Franconia, ottenendo in un colpo solo di sollevare Cremona dall’odioso obbligo del pagamento all’impero del tributo annuale di una palla d’oro e di prendere in moglie tale Berta, figlia  di talaltro facoltoso Landolfino de' Tolentini, faccenda che gli procurò in dote ricche proprietà terriere, tali da fargli passare una vecchiaia con baffi e barbìs.

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I miei 12 lettori non si stupiranno di certo di sto rimando perché sanno che ogni “poco” al Ciranone loro piglia la nostalgia per la inutile laurea in storia che si trova sul groppone con sufficiente dignità da circa otto lustri, e quando capita gli piomba addosso il vezzo di collegare fatti storici con fatti del presente come per esempio la serie di semifinale dei play off LNP che la Vanoli si appresta a perigliare.

Non nego il fatto che la prossima avversaria, chiamandosi Fortitudo, anzi, non me ne voglia quella di Agrigento, “la” Fortitudo, abbia scatenato questa specie di delirio storico, ma sta di fatto che proprio perché trattasi della Fortitudo “originale” si può affidare tranquillamente alla premiata ditta “Aradori&Co” il ruolo che nell’undicesimo secolo aveva Enrico III, figlio dell’imperatore del Sacro Romano Impero (mica pizza e fichi) e cioè dell’uomo all’epoca più potente d’Europa.

Il che, per la nota proprietà transitiva, consegna trionfalmente alla Cavina’s band il ruolo di “Zanén de la Bàla” della faccenda, e cioè quello di chi, proprio come il nostro Giovanni Baldesio che aveva già mostrato doti sopraffine nell’arte della spada, ha già messo e da mò in chiaro a tutta la combriccola della A2 quali siano i suoi obiettivi, anzi l’obiettivo, attrezzandosi a tempo debito per raggiugerlo.

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Leggo in giro che, proprio per questo motivo, la Vanoli partirebbe da favorita in questa semifinale; a questo ha già lapidariamente risposto ieri coach Demis Cavina (“in una semifinale, per definizione, non ci sono favoriti”), come ebbe a dire pure Giovanni Baldesio circa il suo duello con Enrico III 938 anni fa.

Leggo pure che la rivale favorita da alcuni sarebbe stata Cento, che non ce l’ha cavata per un fallo in attacco “generoso” (cit. Ciccio Barbieri) fischiato a 35 secondi dalla sirena finale e per una bomba piedi a terra ciccata a fil di sirena da Tomassini che di solito in quelle condizioni la mette ad occhi chiusi, ma a questo punto ogni avversario, se arrivato fin qui, è ugualmente tosto; più che il suo valore conta soprattutto come ci arrivi e la Vanoli, esattamente come Giovanni Baldesio 938 anni fa, ci arriva tirata a puntino.

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Fu proprio immediatamente prima il suo duello con Enrico III che Giovanni Baldesio pronunciò il fatidico “fortitudo mea in brachio” (la mia forza sta nel braccio) e riuscì nell’impresa di sconfiggere quello che allora era ritenuto il miglior spadaccino d’Europa.

La semifinale con la Fortitudo sarà probabilmente difficile, complicata, faticosa e piena di insidie ma la Vanoli è pronta ad affrontarla consapevole dei propri mezzi, mettendo sul parquet tanti Giovanni Baldesio...

Forza regàs, “fortitudo vos in brachio

Il che è bello e istruttivo (cit.)

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